Le materie prime di tipo minerario hanno avuto sempre un ruolo cruciale nello sviluppo economico mondiale e l’andamento dei loro prezzi è sempre stato piuttosto ondivago per vari motivi, generali e specifici. Inoltre la distribuzione della loro estrazione sulla superficie terrestre è il più delle volte concentrata in specifici territori, così che il controllo di questi stessi territori ha determinato posizioni di potere economico e politico, oltre che conflitti spesso militari.
Oggi l’attenzione alle materie prime di tipo minerario si ripropone per gli stessi motivi di sempre, ma con caratteri nuovi. Motivi diversi – strozzature nella loro produzione e/o distribuzione, esercizio di potere monopolistico, boom della domanda, etc. – hanno causato un forte o fortissimo aumento dei loro prezzi, che ha innestato un processo inflattivo molto diffuso. Qualcosa di analogo era successo nei primi anni Settanta ( primo shock petrolifero 1973), non a caso decennio dominato dall’inflazione. Vi è di più. La transizione ambientale impone da un lato un freno all’uso di “vecchie” materirie prime ( petrolio, metano, carbone, etc.) e dall’altro una spinta sempre maggiore alla domanda di “nuove” materie prime ( cobalto, litio, terre nuove, etc.), utilizzate in particolare dall’elettronica e dalla produzione di batterie, ambedue in fortissima espansione. Questo mutamento ha e avrà grandi implicazioni geopolitiche.Il documento elaborato da Cassa Depositi e Prestiti , qui allegato, espone in modo chiaro e documentato cosa sta succedendo sui vari mercati delle materie prime minerarie e come è composto il quadro dell’offerta delle “nuove” materie prime e il conseguente disegno geopolitico.