Una nota di Emanuela Rinaldi sulla presentazione del Rapporto delle Autorità di vigilanza e di enti di educazione finanziaria.
Mercoledì 18 gennaio le Autorità di vigilanza – Banca d’Italia, Consob, Covip e Ivass – insieme al Museo del Risparmio, alla Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio, d’intesa con il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e il Ministero dell’università, dell’Istruzione e della Ricerca (Miur) hanno presentato nel corso di una conferenza organizzata da Banca di Italia a Roma gli esiti di una rilevazione dei progetti di financial education in Italia. Il rapporto “Rilevazione sulle iniziative di educazione finanziaria in Italia nel triennio 2012-2014” ha censito 206 iniziative, promosse da 256 soggetti diversi, e ha evidenziato alcuni punti critici relativi allo stato dell’arte dell’educazione finanziaria in Italia. In particolare:
- la definizione poco chiara degli obiettivi a cui i progetti intendono rispondere, anche in relazione al Framework OCSE PISA che individua lo schema di competenze, conoscenze e comportamenti come quadro-base per lo sviluppo dei progetti (OCSE-PISA, 2012, Quadro di Riferimento analitico per la Matematica, la Lettura, le Scienze, il Problem Solving e la Financial Literacy)
- Una scarsa attenzione alla “formazione dei formatori” , sia che questi ultimi siano gli esperti “estranei” al mondo della scuola (ad esempio: funzionari o volontari di aziende, banche o assicurazioni o altri enti che entrano in aula), sia che siano docenti delle scuole che non ricevono formazione specifica sul fronte finanziario
- La scarsa diffusione di strumenti di valutazione dell’efficacia dei progetti, in particolare degli strumenti più rigorosi come gli studi con valutazione controfattuale (gruppo esposto e gruppo di controllo). Si legge nel rapporto “L’esperienza internazionale indica come requisito fondamentale dei programmi di educazione finanziaria la misurazione dell’efficacia degli interventi nel migliorare le competenze dei partecipanti e, in ultima istanza, il loro benessere. In Italia la cultura della valutazione di impatto è ancora poco sviluppata e l’educazione finanziaria non costituisce un’eccezione; la carenza di valutazioni strutturate rende quindi complesso determinare se i programmi offerti siano efficaci nell’innalzare i livelli di alfabetizzazione finanziaria dei partecipanti”