IL LICEO ECONOMICO NELLA RIFORMA DEL SECONDO CICLO

di Enrico Castrovilli (Presidente AEEE Italia) 

1. Il Liceo economico che emerge dal decreto legislativo di riforma scolastica n.226 del 17 ottobre costituisce una novità da valutare con attenzione. Si tratta di capire se le moderne scienze sociali, economiche, aziendali e giuridiche saranno in grado di introdurre un elemento di novità rispetto alla prevalente cultura umanistica dei nostri percorsi liceali. L’affermazione di un’area di conoscenze che educhino alla scelta nell’uso delle risorse, alla gestione delle imprese, al funzionamento dei mercati, alle regolazioni giuridiche sarebbe la benvenuta. Molti giovani abbisognano di essere orientati sulle questioni della modernità e della complessità oltre che ad essere avvicinati ai corsi universitari di economia, giurisprudenza, scienze politiche, statistica e sociologia. L’auspicio è che anche in Italia l’economia e le scienze sociali riescano ad ottenere un posto di rilievo nel sistema educativo, simile a quello che già occupano negli altri paesi europei. Nel Regno Unito un quarto dei liceali che completano a 18 anni gli studi dell’A2 Level scelgono gli studi economici di business (economia aziendale) o di economics (economia politica). In Francia il Lycée ES (Economico e Sociale) è secondo come numero di iscritti ai licei solo a quello scientifico, superando gli allievi che frequentano studi classici e umanistici. Si potrà verificare la realizzabilità di questo auspicio entro un certo numero di anni, sottoponendo al vaglio dell’esperienza quanto è previsto dalla riforma. 

2. Il profilo educativo, il piano degli studi e gli obiettivi specifici di apprendimento previsti dal decreto legislativo configurano per il nuovo Liceo economico un corso non terminale, come del resto per assioma dovrebbe essere qualunque liceo. Il Liceo economico presenta infatti due soli indirizzi (istituzionale ed aziendale); gli OSA hanno un carattere prevalentemente culturale e non professionalizzante; le ore dedicate nel triennio agli insegnamenti di indirizzo sono solo il 20% delle ore totali; le ore di approfondimento dedicate a specifici settori (che sono cinque nell’indirizzo aziendale e quattro in quello istituzionale) sono facoltative.

Il Liceo economico non ha subito la riduzione a corso tecnico-professionale patita dal Liceo tecnologico, dove invece gli indirizzi sono otto ed il 50% delle ore totali è dedicato agli insegnamenti specifici degli indirizzi.  

3. Benvenuto allora ad un Liceo moderno imperniato sull’economia, la scienza sociale più ricca di valori culturali ed epistemologici. Gli studi economici hanno acquistato forza espansiva negli ultimi decenni grazie alla impostazione datale negli anni ’30 da Lionel Robbins. L’economista inglese, definendo l’economia come scienza “che studia la condotta umana come una relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili ad usi alternativi”, favorì la dilatazione del suo campo d’indagine fino ad analizzare ogni comportamento umano che facesse i conti con i problemi di scelta. I raccordi con le altre discipline sociali, con quelle umanistiche e scientifiche sono così diventati sempre più numerosi. L’economia tende a suggerire le proprie categorie conoscitive ad altri campi del sapere. Questa positiva espansione dell’economia, che preoccupa quegli studiosi che la considerano come “imperialistica”, non deve però comportare un ruolo eccessivamente formalistico e matematizzante. L’economia deve conservare il suo carattere di scienza sociale aperta e dinamica, fondata su pilastri conoscitivi di carattere logico-teorico, storico-sociale-valoriale ed operativo. 

4. Molto resta però da fare per qualificare il Liceo economico con un nitido taglio liceale, dato che il testo legislativo presenta non poche ambiguità. Il piano degli studi è frammentato in un eccessivo numero di discipline, le ore dedicate all’area quantitativa-matematica-statistica sono insufficienti, gli OSA escludono l’economia aziendale dagli insegnamenti obbligatori degli studenti di un liceo economico, relegandola all’indirizzo aziendale, per alcune materie (italiano e storia) si rinvia agli OSA del liceo classico quando invece servirebbe declinarli verso contenuti economici.

Solo un adeguato livello culturale consentirà di approfondire gli intrecci dell’economia politica, aziendale e del diritto con le discipline umanistiche e scientifiche, con la filosofia, la matematica, la politica, la storia, la statistica, la sociologia, la psicologia, la geografia ed altre ancora. Perché l’economia nasce come costola della filosofia morale scozzese nel 1700? In che modo gli studi matematici sui problemi del massimo vincolato con il metodo del calcolo infinitesimale possono aiutare il ragionamento economico? Perché la fisica fornisce all’economia la nozione di equilibrio? Come la storia può far capire le più recenti dinamiche internazionali dei sistemi politici ed economici? Un più deciso taglio liceale al tempo stesso lascerà maggiore spazio alla formazione delle professionalità relative ai diversi livelli e funzioni gestionali di competenza della filiera dell’Istruzione e formazione professionale di competenza regionale, individuandoli con un più stretto contatto con il mondo delle imprese ed i fabbisogni professionali del territorio. Come è noto questo è il punto più critico della riforma. 

5. La didattica per competenze diviene indispensabile per congiungere le diverse aree delle conoscenze. Le interrelazioni tra le grandi aree culturali economico-sociali, umanistiche e scientifiche ed una metodologia didattica attiva possono essere sviluppati ragionando sulle competenze che possono essere sviluppate nel Liceo economico. Esse possono essere raggruppate in: a) competenze comuni a tutti i licei, che vedono la cultura generale volgersi a considerare aspetti economici, aziendali e giuridici (per fare un esempio, cogliendo i dati storici e filosofici dell’origine dell’economia politica); b) competenze di indirizzo di carattere economico, aziendale e giuridico; c) competenze prevalentemente di indirizzo, che vedono le conoscenze economiche volgersi a quelle umanistiche o scientifiche per rafforzare le capacità conoscitive dell’indirizzo (per fare un esempio, utilizzare gli strumenti matematici, statistici, probabilistici e finanziari nelle problematiche economiche ed aziendali); d) competenze trasversali (di analisi, problem solving, comunicazione e relazione, creatività) particolarmente ricche in questa area di discipline.

C’è un ampio spazio di lavoro sulla didattica per competenze, al fine di qualificare al meglio il Liceo economico. 

6. Un’ultima questione. Se l’economia e le scienze sociali meritano un liceo, significa attestare il loro valore culturale generale. E’ bene allora pensare a come consolidare in tutti i percorsi educativi l’educazione alla cittadinanza sin dal primo biennio, in sintonia con quanto sta avvenendo in tutte le scuole europee. 

Enrico Castrovilli

Presidente dell’AEEE-Italia (Associazione Europea per l’Educazione Economica)

Gruppo di lavoro IRRE Lombardia sul Liceo economico