Economia della conoscenza, conoscenza
dell'economia
L'A.E.E.E. Italia ha programmato la
sua Terza Conferenza nazionale per il mese di marzo del 2004; l'argomento
che dà il titolo alla giornata è: Economia della conoscenza, conoscenza
dell'economia.
Come sempre ci sforziamo di fare, abbiamo cercato di coniugare aspetti
teorici che ci paiono particolarmente importanti con la riflessione
didattica: l'affermarsi di una forma economica di tipo nuovo e
particolarmente pervasivo che definiamo per brevità "economia della
conoscenza" ha riflessi sulla struttura economica? E questo comporta
o no la necessità di revisionare almeno una parte significativa dei
paradigmi didattici delle discipline sociali?
Pensiamo che a queste domande vada risposto positivamente: la
struttura "fordista" dell'economia, della società, dei rapporti
fra le persone, è ormai superata da quello che genericamente definiamo
postfordismo; e il fatto che come tutti i "post" non appaia
perfettamente indicativo di ciò che davvero contiene, non serve a ridurre
la portata della trasformazione che stiamo vivendo. |
Roberto Fini |
06/2003 |
Economia
della conoscenza, conoscenza dell’economia
La centralità dell’economia della conoscenza deriva dalle profonde
trasformazioni delle società moderne degli ultimi decenni. Si è
assistito ad un’espansione vigorosa delle tecnologie
dell’informazione, alla crescita della scolarizzazione di massa, alla
diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. Le aumentate capacità
tecniche nella velocità e quantità dei dati trasmessi rendono potenti la
ricerca e la circolazione di informazioni sempre più capillari.
Ma le informazioni non sono conoscenze, non necessariamente diventano
modalità strutturate che informano l’agire umano. Perché le
informazioni divengano conoscenza all’altezza dei tempi significa
affrontare una serie di questioni:
1.
Esiste il problema delle asimmetrie informative.
2.
E’ necessario costituire una trama di capacità epistemologiche e
metodologiche sottostanti all’acquisizione delle informazioni
3.
Vi è infine il problema di creare un equilibrio tra le conoscenze
disciplinari, tecniche e specialistiche e le competenze trasversali o di
tipo interdisciplinare. |
Enrico Castrovilli |
07/2003 |
Informazione,
conoscenza, formazione
Occorre distinguere fra informazione e conoscenza: la prima è una
grandezza “lorda”, ridondante, poco maneggevole; la seconda è il
risultato di un processo distillativo, della eliminazione del rumore di
fondo che la sovrabbondanza delle informazioni genera.
È chiaro che fra i due concetti esiste
un rapporto stretto: senza informazione non può esservi conoscenza, ma
senza la conoscenza l’informazione, per quanto abbondante (anzi, forse
proprio a causa della sua sovrabbondanza) è inutile e dannosa; inutile
perché non serve a trasformare il mondo, dannosa perché genera
un’illusione di potenza destinata ad essere frustrata dalla realtà.
Ormai è un’affermazione diventata
banale: viviamo in un mondo dove alla sovrabbondanza di informazione non
sempre si accompagna un raffinamento di tecniche e strumenti di
costruzione della conoscenza.
Dunque occorre procedere alla costruzione di processi, strumenti,
procedure, logiche, che consentano di trasformare l’informazione in
conoscenza; in questo le agenzie di formazione, e la scuola in primo
luogo, hanno ovviamente un ruolo fondamentale. |
Roberto Fini |
07/2003 |
Alleanza tra intelligenze
Un’economia più competitiva può accrescere lo sviluppo, grazie
ad una Scuola che favorisca l’acquisizione dell’intelligenza
artificiale, evolva e potenzi l’intelligenza cognitiva e, utilizzando la
didattica autobiografica, maturi l’intelligenza emotiva. |
Anna Maria
Simonelli |
09/2003 |
Conoscenza,
comunicazione mediata e abuso del cellulare
“Il cellulare sta cambiando la nostra vita, siamo i promotori di nuovi
modelli di comunicazione e d’interazione, che coinvolgono il rapporto
affettivo che intratteniamo con gli altri, e non sempre siamo consapevoli
di essere stati influenzati, in questo, proprio dallo strumento
tecnologico che usiamo quotidianamente.” |
Anna Maria
Simonelli |
02/2004 |
Società
quotate: capitale intellettuale e valore di mercato
Il valore di un’azienda dipende dalla sua
capacità di produrre utili, capacità che riflette la quantità, qualità
e combinazione delle risorse impiegate, cioè la loro organizzazione. In
questa nota due tipi di fattori di produzione sono presi in esame, il
capitale tangibile – fabbricati, impianti, macchine – e capitale
intangibile (o intellettuale) – reputazione, marchi e know how –.
Queste due categorie di capitali sono considerate comprensive ed esaustive
delle risorse dell’impresa. Inoltre si evidenzia il ruolo essenziale del
loro ritmo di accumulo e di ammortamento nel determinare la capacità
dell’azienda di creare valore. |
Daniele
Castelnuovo
|
02/2004 |
A cura di
Giorgio Vittadini:
Capitale umano La ricchezza dell’Europa
I due terzi dello sviluppo delle attività economiche dipendono dalle
abilità dei lavoratori. A partire da questa considerazione introduttiva
al volume curato da Giorgio Vittadini, si sviluppano una serie di
capitoli, realizzati da studiosi di vari settori, che indagano gli aspetti
teorici, economici, culturali, statistici e sociali che possono dare
all’Europa un nuovo slancio nella preparazione del proprio capitale
umano. Sì, proprio l’Europa ne ha bisogno. Un dato statistico
impressionante ampiamente indagato nell’intervento di Giovanni Desco
segnala che il capitale umano pro-capite negli USA (510.000 euro) è più
del doppio di quello europeo (249.000 euro). |
Enrico Castrovilli |
07/2004 |
Richard Florida
L’ascesa della nuova classe creativa
La creatività è un valore personale, che ha il suo
massimo risalto nelle attività artistiche, ludiche o sportive. Ma oggi la
creatività sta producendo effetti ancora più pervasivi nelle attività
umane.
Secondo Richard Florida, economista americano della Carnegie Mellon University
di Pittsburgh, la creatività oggi è divenuta un motore generale del
cambiamento non solo negli stili di vita o nella gestione del tempo libero, ma
anche nelle attività produttive e nel lavoro. Mentre molti studiosi
sostengono che le economie più avanzate siano caratterizzabili come economie
dell’informazione o della conoscenza, Florida ritiene che sia invece la
creatività la forza dotata di maggiore effetti nel determinare la crescita
economica nei diversi paesi. |
Enrico Castrovilli |
07/2004 |
CONOSCENZA
E MONETA: LA LETTURA KEYNESIANA
La questione del ruolo della conoscenza nei
processi economici è sempre stato uno dei temi più controversi
affrontati dagli economisti di ogni scuola e periodo storico, non solo dai
più recenti. In questo lavoro si cercherà di descriverne la funzione
all’interno della teoria di uno dei più grandi rivoluzionari di ogni
tempo: John Maynard Keynes. |
Fabio
Banderali
|
09/2004 |
Apprendere
l’economia in un’epoca di “de - costruzione” produttiva
Apprendere l’economia agli inizi degli anni 2000 è un compito
difficile, interessante e in gran parte inedito. Ciò riflette le nuove, e
apparentemente contraddittorie, tendenze dei processi produttivi
all’indomani di uno dei cambiamenti strutturali più importanti da circa
cinquanta anni, la cosi detta “rivoluzione delle
telecomunicazioni”. Essa segue, assai distaccata nel tempo, altri
mutamenti della produzione e dei consumi che erano però principalmente
basati sulla innovazione di prodotto. Questi nuovi e più recenti sviluppi
trovano, invece, il loro motivo principale di interesse e stimolo
nella fornitura di servizi. |
Daniele
Castelnuovo |
10/2004 |
Creatività
e valore nel capitalismo delle reti (Enzo Rullani)
L’autore, docente di Economia della Conoscenza e Strategie di impresa
presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, analizza in modo
approfondito ed esteso la complessità dei rapporti tra l’economia e la
conoscenza a seguito del ruolo crescente che il sapere ha assunto
all’interno dei fattori produttivi classici, terra, lavoro e capitale.
L’economia reale è divenuta economia della conoscenza già con la
rivoluzione industriale, a partire dalla quale lo sviluppo economico
successivo è stato determinato da una serie di innovazioni tecnologiche,
frutto di applicazioni di scoperte scientifiche. Nella teoria economica
però la variabile tecnologica è stata considerata un coefficiente fisso,
esprimente il livello dello stato dell’ “arte” in un dato momento
storico, una variabile esogena e quindi neutra per l’analisi
scientifica. |
Elide
Sorrenti |
10/2004 |
Qualche
riflessione
Un sentito grazie agli amici dell’associazione per averci dato, ancora
una volta, una occasione preziosa per comprendere meglio i legami
tra l’economia ed il suo insegnamento, nel quadro dei grandi cambiamenti
in atto in entrambi i versanti.
Il lavoro preparatorio della conferenza ha delineato un programma ricco ed
organico di contributi che la tirannia del tempo ,purtroppo, ha compresso
rendendone alcuni frammentari e impedendo su di essi un dibattito.
Penso sia possibile in un certo qual modo prolungare la conferenza
sul sito dell’associazione, perciò invio alcune
riflessioni. |
Rosa Alcara |
11/2004 |