Terza Conferenza nazionale
dell'AEEE-Italia
05 novembre 2004
Aula Magna dell'Università Bocconi di Milano

Economia della conoscenza, conoscenza dell'economia
In previsione della Conferenza Nazionale pubblichiamo i contributi di tutti coloro che volessero intervenire sul tema
oggetto autore data

Economia della conoscenza, conoscenza dell'economia
L'A.E.E.E. Italia ha programmato la sua Terza Conferenza nazionale per il mese di marzo del 2004; l'argomento che dà il titolo alla giornata è: Economia della conoscenza, conoscenza dell'economia.
Come sempre ci sforziamo di fare, abbiamo cercato di coniugare aspetti teorici che ci paiono particolarmente importanti con la riflessione didattica: l'affermarsi di una forma economica di tipo nuovo e particolarmente pervasivo che definiamo per brevità "economia della conoscenza" ha riflessi sulla struttura economica? E questo comporta o no la necessità di revisionare almeno una parte significativa dei paradigmi didattici delle discipline sociali?  Pensiamo che a queste domande vada risposto positivamente: la struttura "fordista" dell'economia, della società, dei rapporti fra le persone, è ormai superata da quello che genericamente definiamo postfordismo; e il fatto che come tutti i "post" non appaia perfettamente indicativo di ciò che davvero contiene, non serve a ridurre la portata della trasformazione che stiamo vivendo.

Roberto Fini 06/2003

Economia della conoscenza, conoscenza dell’economia
La centralità dell’economia della conoscenza deriva dalle profonde trasformazioni delle società moderne degli ultimi decenni. Si è assistito ad un’espansione vigorosa delle tecnologie dell’informazione, alla crescita della scolarizzazione di massa, alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. Le aumentate capacità tecniche nella velocità e quantità dei dati trasmessi rendono potenti la ricerca e la circolazione di informazioni sempre più capillari.
Ma le informazioni non sono conoscenze, non necessariamente diventano modalità strutturate che informano l’agire umano. Perché le informazioni divengano conoscenza all’altezza dei tempi significa affrontare una serie di questioni:
1.     Esiste il problema delle asimmetrie informative.
2.     E’ necessario costituire una trama di capacità epistemologiche e metodologiche sottostanti all’acquisizione delle informazioni
3.     Vi è infine il problema di creare un equilibrio tra le conoscenze disciplinari, tecniche e specialistiche e le competenze trasversali o di tipo interdisciplinare.

Enrico Castrovilli 07/2003

Informazione, conoscenza, formazione
Occorre distinguere fra informazione e conoscenza: la prima è una grandezza “lorda”, ridondante, poco maneggevole; la seconda è il risultato di un processo distillativo, della eliminazione del rumore di fondo che la sovrabbondanza delle informazioni genera.
 
È chiaro che fra i due concetti esiste un rapporto stretto: senza informazione non può esservi conoscenza, ma senza la conoscenza l’informazione, per quanto abbondante (anzi, forse proprio a causa della sua sovrabbondanza) è inutile e dannosa; inutile perché non serve a trasformare il mondo, dannosa perché genera un’illusione di potenza destinata ad essere frustrata dalla realtà.
 
Ormai è un’affermazione diventata banale: viviamo in un mondo dove alla sovrabbondanza di informazione non sempre si accompagna un raffinamento di tecniche e strumenti di costruzione della conoscenza.
Dunque occorre procedere alla costruzione di processi, strumenti, procedure, logiche, che consentano di trasformare l’informazione in conoscenza; in questo le agenzie di formazione, e la scuola in primo luogo, hanno ovviamente un ruolo fondamentale.

Roberto Fini 07/2003

Alleanza tra intelligenze
Un’economia più competitiva può  accrescere lo sviluppo, grazie ad una Scuola che favorisca l’acquisizione dell’intelligenza artificiale, evolva e potenzi l’intelligenza cognitiva e, utilizzando la didattica autobiografica, maturi l’intelligenza emotiva.

Anna Maria Simonelli 09/2003

Conoscenza, comunicazione mediata e abuso del cellulare
“Il cellulare sta cambiando la nostra vita, siamo i promotori di nuovi modelli di comunicazione e d’interazione, che coinvolgono il rapporto affettivo che intratteniamo con gli altri, e non sempre siamo consapevoli di essere stati influenzati, in questo, proprio dallo strumento tecnologico che usiamo quotidianamente.”

Anna Maria Simonelli 02/2004

Società quotate: capitale intellettuale e valore di mercato
Il valore di un’azienda dipende dalla sua capacità di produrre utili, capacità che riflette la quantità, qualità e combinazione delle risorse impiegate, cioè la loro organizzazione. In questa nota due tipi di fattori di produzione sono presi in esame, il capitale tangibile – fabbricati, impianti, macchine – e capitale intangibile (o intellettuale) – reputazione, marchi e know how –. Queste due categorie di capitali sono considerate comprensive ed esaustive delle risorse dell’impresa. Inoltre si evidenzia il ruolo essenziale del loro ritmo di accumulo e di ammortamento nel determinare la capacità dell’azienda di creare valore.

Daniele Castelnuovo 02/2004

A cura di Giorgio Vittadini: Capitale umano La ricchezza dell’Europa
I due terzi dello sviluppo delle attività economiche dipendono dalle abilità dei lavoratori. A partire da questa considerazione introduttiva al volume curato da Giorgio Vittadini, si sviluppano una serie di capitoli, realizzati da studiosi di vari settori, che indagano gli aspetti teorici, economici, culturali, statistici e sociali che possono dare all’Europa un nuovo slancio nella preparazione del proprio capitale umano. Sì, proprio l’Europa ne ha bisogno. Un dato statistico impressionante ampiamente indagato nell’intervento di Giovanni Desco segnala che il capitale umano pro-capite negli USA (510.000 euro) è più del doppio di quello europeo (249.000 euro).

Enrico Castrovilli 07/2004

Richard Florida L’ascesa della nuova classe creativa
La creatività è un valore personale, che ha il suo massimo risalto nelle attività artistiche, ludiche o sportive. Ma oggi la creatività sta producendo effetti ancora più pervasivi nelle attività umane.
Secondo Richard Florida, economista americano della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, la creatività oggi è divenuta un motore generale del cambiamento non solo negli stili di vita o nella gestione del tempo libero, ma anche nelle attività produttive e nel lavoro. Mentre molti studiosi sostengono che le economie più avanzate siano caratterizzabili come economie dell’informazione o della conoscenza, Florida ritiene che sia invece la creatività la forza dotata di maggiore effetti nel determinare la crescita economica nei diversi paesi.

Enrico Castrovilli 07/2004

CONOSCENZA E MONETA: LA LETTURA KEYNESIANA
La questione del ruolo della conoscenza nei processi economici è sempre stato uno dei temi più controversi affrontati dagli economisti di ogni scuola e periodo storico, non solo dai più recenti. In questo lavoro si cercherà di descriverne la funzione all’interno della teoria di uno dei più grandi rivoluzionari di ogni tempo: John Maynard Keynes.

Fabio Banderali 09/2004

Apprendere l’economia in un’epoca di “de - costruzione” produttiva
Apprendere l’economia agli inizi degli anni 2000 è un compito difficile, interessante e in gran parte inedito. Ciò riflette le nuove, e apparentemente contraddittorie, tendenze dei processi produttivi all’indomani di uno dei cambiamenti strutturali più importanti da circa cinquanta anni, la  cosi detta “rivoluzione delle telecomunicazioni”. Essa segue, assai distaccata nel tempo, altri mutamenti della produzione e dei consumi che erano però principalmente basati sulla innovazione di prodotto. Questi nuovi e più recenti sviluppi trovano, invece,  il loro motivo principale di interesse e stimolo nella fornitura di servizi.

Daniele Castelnuovo 10/2004

Creatività e valore nel capitalismo delle reti (Enzo Rullani)
L’autore, docente di Economia della Conoscenza e Strategie di impresa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, analizza in modo approfondito ed esteso la complessità dei rapporti tra l’economia e la conoscenza a seguito del ruolo crescente che il sapere ha assunto all’interno dei fattori produttivi classici, terra, lavoro e capitale.
L’economia reale è divenuta economia della conoscenza già con la rivoluzione industriale, a partire dalla quale lo sviluppo economico successivo è stato determinato da una serie di innovazioni tecnologiche, frutto di applicazioni di scoperte scientifiche. Nella teoria economica però la variabile tecnologica è stata considerata un coefficiente fisso, esprimente il livello dello stato dell’ “arte” in un dato momento storico, una variabile esogena e quindi neutra per l’analisi scientifica.

Elide Sorrenti 10/2004

Qualche riflessione
Un sentito grazie agli amici dell’associazione per averci dato, ancora una volta, una occasione preziosa per comprendere meglio i legami  tra l’economia ed il suo insegnamento, nel quadro dei grandi cambiamenti in atto in entrambi i versanti. 

Il lavoro preparatorio della conferenza ha delineato un programma ricco ed organico di contributi che la tirannia del tempo ,purtroppo, ha compresso rendendone alcuni frammentari e impedendo su di essi un dibattito.

Penso sia possibile in un certo qual modo prolungare  la conferenza sul sito dell’associazione, perciò invio  alcune  riflessioni.

Rosa Alcara 11/2004

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