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Commento di Francesco Silva alla seconda prova scritta del LES

ONORE AL MERITO

La prova scritta dell’ Esame di Stato per il LES anche quest’anno presenta un tema di diritto ed economia politica, segnalando in tal modo l’importanza che il MIUR attribuisce a queste materie, che qualificano questo liceo.

Rispetto all’anno passato vi è però un sensibile cambiamento nella qualità del testo della prova. Quanto generico ed aperto a interpretazioni sfuocate era l’anno passato, tanto preciso e pertinente è quest’anno.

Diciamo subito che è un testo intelligente che ha la virtù di sollecitare riflessioni su principi generali di economia e di diritto (e di politica) partendo dalla realtà più vicina agli studenti, la scuola. Inoltre si rifà alle riflessioni elaborate per l’Assemblea costituente, di cui tra quest’anno e l’anno prossimo si ricordano i settant’anni. Va ricordato che nella storia dell’Italia unita quella fu una rara, e forse unica, occasione in cui persone preparate e seriamente impegnate nella costruzione della Repubblica attivarono un dibattito approfondito e pluralistico sulle idee fondanti dello stato. Il richiamo a questo dibattito pare dunque assai appropriato.

La traccia del tema è un brano tratto da un intervento di Meuccio Ruini alla Costituente a proposito di istruzione scolastica. Il testo fa riferimento ad alcuni principi fondamentali che dovrebbero ispirare la progettazione del nuovo sistema scolastico italiano, principi che troveranno poi spazio negli articoli della Costituzione.

Vi si afferma innanzitutto che l’organizzazione della scuola è una precipua funzione dello Stato, ma che vi è libertà di formazione in scuole non pubbliche, purché queste si adeguino ai principi fondamentali dell’istruzione pubblica (e non determinino oneri economici per lo Stato). Affermare che “l’organizzazione della scuola è una delle precipue funzioni dello Stato” significa aprire una finestra su un antico e mai chiuso dibattito relativo alle motivazioni politiche, etiche ed economiche della scuola pubblica. Quali sono le ragioni della centralità dell’istruzione pubblica rispetto a quella privata? Questo è un primo quesito che la traccia solleva. Ad esso può essere data una risposta di tipo economico: la formazione scolastica, come molti altri servizi di pubblica utilità (ad. es. la sanità, l’elettricità, etc ), è un “bene di merito”, ossia un servizio la cui accessibilità rappresenta un diritto di cittadinanza. L’attribuzione di “merito” alla formazione scolastica non si basa su motivazioni economiche, ma su altre di diritto pubblico, o etico o politiche assai consistenti. Rispetto al fatto che questa formazione debba o no essere offerta necessariamente dallo stato l’economia è neutrale, non sussistendo ragioni economiche che consentano di dare una risposta affermativa. Vi sono però validissime ragioni politiche, peraltro non unanimemente condivise. Lo studente è quindi intelligentemente indotto a riflettere sulla distinzione tra economia, da un lato, e politica (o etica) dall’altro.

Un problema connesso alla nozione di “bene di merito” è quello dell’accessibilità al servizio scolastico anche da parte di chi non è in condizioni economiche per farlo: se la formazione scolastica è un diritto di cittadinanza se ne deve garantire l’accessibilità a tutti i ragazzi. Mentre il mercato seleziona con un prezzo chi può comprare e chi no – e la selezione è particolarmente forte, e inaccettabile, quando vi è monopolio – lo stesso non può avvenire nel caso di un servizio “di merito”. Anche qui lo studente attento è indotto a ragionamenti sostanziali su cosa può essere delegato al mercato e cosa invece no. Inoltre si potrebbe discutere sul concetto di “povertà” che muta nel tempo.

Infine il testo introduce la questione del merito, tema assai calorosamente dibattuto in tempi recenti a proposito dell’insegnamento. Anche il concetto che gli studenti meritevoli – ma perché parlare di merito solo avendo riguardo agli studenti e non anche agli insegnanti? – debbono essere premiati si presta a considerazioni economiche, che in ultima istanza si rifanno all’idea del capitale umano come fattore decisivo per lo sviluppo e il benessere economico. Anche in tal caso però si può fare appello a principi diversi, forse ancora più forti, di tipo etico. Il premio – che gli economisti chiamerebbero incentivo – non si basa solo su considerazioni economiche.

Ci si può chiedere a questo punto se, dopo una traccia tanto ricca e intelligente, le domande poste aiutino maieuticamente lo studente. La risposta qui è meno netta. Forse avrebbero potuto essere più precise, o quanto meno avrebbero potuto guidare meglio lo studente a distinguere tra temi diversi e tra categorie concettuali diverse. Vi è da aggiungere che il bravo membro della commissione valutatrice saprà certamente capire chi argomenta in modo confuso e chi in modo preciso, e saprà appunto “premiare” quest’ultimo.

Se è vero che rispetto all’anno passato il testo di quest’anno ha fatto grandi progressi qualitativi, soprattutto per quanto riguarda il tema e gli stimoli introdotti, possiamo aspettarci che l’anno prossimo vi saranno progressi anche nel modo in cui lo studente è aiutato a riflettere. Comunque abbiamo tutte le ragioni per essere ottimisti.

Francesco Silva

 

Pubblicato in Home, Liceo Economico Sociale