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Commento all’Esame di Stato

Un commento del professor Francesco Silva sulla seconda prova scritta dell’esame di stato del Liceo delle Scienze Umane, Opzione economico-sociale

La caratteristica del testo d’esame proposto che più colpisce è la sua vaghezza onnicomprensiva. E’ un esercizio metodologicamente diseducativo. Infatti per abituare lo studente a ragionare e a rispondere correttamente è necessario porre i problemi in modo chiaro e ben specificato così da ottenere risposte altrettanto chiare e ben argomentate. Chi ha imparato ad argomentare in modo preciso ed appropriato è maturo, chi non è capace non lo è. Se il tema da affrontare è esposto in modo confuso, inevitabilmente sfuocata sarà l’argomentazione, così che la prova d’esame sarà valutata ottima o pessima a seconda dalla propensione della commissione a interpretare la vaghezza del testo. E’ questo la prova di maturità? gli studenti capiranno che a “contarla su” si vince.
Vengo dunque al testo, cominciando dalla Seconda parte che pone quattro domande allo studente, il quale deve sceglierne due e rispondere. Bene, ognuna di queste domande ha dei problemi di consistenza interna che le rendono assai poco precise e “mal rispondibili”.
La prima alternativa ” Quali sono i diversi sistemi pensionistici e di assistenza sanitaria? ” ha la parte relativa al sistema pensionistico assolutamente chiara, ma non lascia capire che cosa intenda per “diversi sistemi di assistenza sanitaria”? Pubblica vs. privata; modello Lombardo vs. modello Toscano; modello Europeo vs. modello Statunitense? Che cosa aveva in mente l’estensore della domanda?
La seconda alternativa introduce il caso italiano e induce lo studente a pensare che il rallentamento della crescita del PIL abbia influito sullo stato sociale. A parte il fatto che tale rallentamento non comincia negli anni ’70, ma negli anni ’90, l’estensore della domanda è proprio sicuro che vi sia questa relazione? forse avrebbe potuto anche pensare che ben più del PIL sul welfare incide il debito pubblico e l’esigenza connessa di tagliare le spese pensionistiche e sanitarie.
La terza domanda non definisce cosa sia il welfare mix, e difatti non si è riusciti a tradurre il termine in italiano, diversamente dal welfare state. A che cosa si allude? Se al terzo settore, sarebbe stato assai più chiaro ed utile fare riferimento a questo tipo di politica sociale. Se non è il terzo settore allora si entra nell’indeterminazione assoluta.
La quarta domanda sulla diseguaglianza è davvero curiosa. Infatti già offre la risposta, anche se in modo parzialmente scorretto perché se è vero (e lo è) che la diseguaglianza tra paesi è diminuita non può anche essere che vi sono “importanti aumenti della diseguaglianza tra paesi” ( sic! ). Non è chiaro che cosa possa dire lo studente. Sarebbe stato assai ben utile – e pedagogico – mettere due o tre dati che segnalano l’esito descritto e chiedere di commentare. Dati, non solo parole. Per inciso di questo tema così come di globalizzazione non vi è traccia nei due documenti allegati.
Veniamo dunque alla prima parte.
L’enunciato iniziale, a cui lo studente dovrebbe rispondere ha la rara capacità di mettere insieme vari e differenti concetti, per poi chiedere una risposta possibilmente migliore della domanda. Il candidato deve parlare di relazioni tra mercato e welfare state (stato sociale); di globalizzazione; di trasformazioni in corso; di principi ispiratori del w.s. (che per inciso non stanno né nella Costituzione – é interessante osservare che questa attribuisce importanza prioritaria al lavoro, e non conosce il w.s. – né tanto meno dell’ U.E., che infatti parte nel 1992, ossia quasi venti anni dalla introduzione del w.s. ); di problemi del lavoro; di diseguaglianze economiche. Davvero impegnativo, anche perché i due documenti allegati poco aiutano a chiarirsi le idee. Lo scritto di Fabrizio Galimberti, economista serio, poco aiuta. Per cominciare l’estensore delle domande mette insieme pezzi di testo che poco hanno in comune tra di loro, e non a caso ogni tanto ci sono i puntini. Il problema delle esternalità e dei beni pubblici sono cosa diversa dai problemi distributivi riferiti al w.s.. La “malasanità internazionale” ha anche a che fare con i brevetti, e comunque in questi tre casi – diseconomie esterne, beni pubblici, proprietà intellettuale – siamo in un mondo diverso da quello del w.s.. Il riferimento al ragionamento marginale, a dire il vero un po’ arbitrario, non ha a che vedere con il w.s.. La prima parte del testo potrebbe essere più efficacemente sostituita da un’osservazione di L. Einaudi, il quale diceva che l’accesso al negozio (il mercato) delle scarpe di lusso dipende dal biglietto (i soldi) di cui uno dispone. Certamente vi è un serio problema di esclusione. Però il welfare parte da un problema di sicurezza più ancora che di reddito disponibile: uno può guadagnare abbastanza e magari essere proprietario del suo appartamento, ma se perde il lavoro rischia di perdere tutto, a meno che non vi sia un reddito garantito da qualche assicurazione, come ad es. è la Cassa integrazione.
Il testo di Chiara Saraceno è molto più lineare, anche se si riferisce solo al lavoro, mentre il w.s. prevede anche altre emergenze: malattia, età, infermità, educazione, etc. Il che pone una questione: che cosa intendeva l’estensore del testo per w.s.?
Un caldo suggerimento: educhiamo gli studenti alla chiarezza dei concetti e dei termini, e a discutere di fatti, non di luoghi comuni.

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